TITOLO ILLUSTRAZIONE
L’Ara perduta di Gosse

SPECIE
Ara di Gosse (Ara gossei)

SETTORE
Editoria

TIPO DI ILLUSTRAZIONE
Illustrazione Naturalistica

STRUMENTI UTILIZZATI
Adobe Photoshop

BRIEF
Ricostruzione di un pappagallo estinto


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Video dedicato alla storia dell’Ara di Gossa di Diorama Nature

Intro

Quando nel 1494 Cristoforo Colombo approdò in Giamaica, rimase così colpito dalla sua natura incontaminata che descrisse quella terra appena scoperta come “la più bella isola che l’occhio umano abbia mai veduto”. L’esploratore genovese rimase affascinato dalla sua varietà di specie animali, in particolare di pappagalli che raccontò essere “di gran lunga i più begli ornamenti di tutta la foresta oscura”.

Anche il botanico francese Jean Baptiste Du Tetre racconta della loro bellezza, nel 1654 infatti descrisse gli ara delle indie occidentali come “la più bella vista al mondo”.

Una ricerca del 2001 riporta che prima della loro colonizzazione esistessero nelle Antille circa 15 specie di ara distribuite nelle varie isole, da Cuba alla Giamaica e da Guadalupa alla Martinica. Oggi le 15 specie sono tutte estinte. 

Alcune di queste sono diventate famose e la loro esistenza è stata riccamente documentata, come l’Ara di Cuba per esempio. 

Le storie di altre are delle Antille è invece più misteriosa e a volte sembrano più dei miti che delle vicende realmente accadute. 

Tra queste are misteriose troviamo la protagonista della puntata di oggi. Un pappagallo unico, la cui dubbia esistenza ha dato vita ad accesi dibattiti e la cui storia è certamente una delle più avvincenti nel grande libro delle scienze naturali. Oggi a “Estinti nei Dipinti” parleremo dell’ara di Gosse.

L’inizio della storia

Per conoscere la storia dell’Ara di Gosse, dobbiamo partire da un anno e da un luogo precisi. 

Era il 1765 quando un tale di nome Mr. Odell spara ad un’ara rossa sulle montagne di Hanover Parish, 10 miglia ad est di Lucea poco lontano da Montego Bay, in Giamaica. 

L’esemplare venne successivamente imbalsamato. 

Nello stesso anno venne pubblicata dal tenente L. J. Robins una serie di dipinti intitolata “the natural history of Jamaica”. In una illustrazione di quella serie fa la sua comparsa un’ara rossa e blu con le piume della nuca gialle. 

Secondo alcuni sarebbe un ritratto di un’ara rossa di cuba, altri invece sostengono che sia la prima raffigurazione dell’Ara di Gosse. 

3 anni dopo, nel 1768, un certo dottor Anthony Robinson esamina l’esemplare imbalsamato che Mr Odell aveva ucciso e lo descrive dettagliatamente:

“La parte basale della mandibola superiore è nera. Da metà fino alla punta il becco diventa grigio cenere. La mandibola inferiore è nera, solo la punta è grigio cenere. Fronte, occipite e nuca sono gialli brillanti. Guance, contorno occhi, parte laterale del collo e schiena sono di un bel rosso scarlatto. Copritirici alari e petto sono invece di un rosso sanguigno. Alula e primarie sono di un azzurro elegante. Le zampe (mancanti n.d.r) dovevano essere nere. La coda infine è rossa con sfumature gialle.”

L’esemplare imbalsamato sparì di lì a poco e probabilmente andò distrutto. 

La storia dell’ara rossa di Odell e Robinson sembrava aver raggiunto la sua fine, ma nel dicembre del 1844, quindi più di 70 anni dopo, la vicenda ebbe un risvolto molto importante. 

Proprio in quel periodo il giovane naturalista Phlipp Henry Gosse, arrivò in Giamaica per trascorrere del tempo al servizio del collezionista Hugh Cuming. Durante il suo soggiorno, che durò fino al luglio del 1846, Gosse si buttò anima e corpo negli studi sulla biodiversità dell’isola, descrisse svariate specie endemiche di rettili e soprattutto di uccelli. Questa sua attività aggiunta alla pubblicazione nel 1847 del libro “Birds of Jamaica” gli fecero guadagnare il titolo di “padre dell’ornitologia giamaicana”. 

Durante i suoi studi nei Caraibi gosse viene a contatto con la descrizione che Robinson aveva fatto dell’ara rossa della Giamaica e la studiò a fondo. Notò che era diverso dall’area rossa di Cuba e forse si trattava di una specie ancora sconosciuta. Formuló una sua descrizione dell’animale e lo nominò “ara testagialla”, etichettandolo come “molto raro”. 

Gosse si sorprese anche del fatto che né Hans Sloane, che visse in Jamaica dal 1687 all’88, né Browne (1756) nominarono questo misterioso pappagallo nelle loro pubblicazioni.

Nel 1847 venne pubblicato “Birds of Jamaica” il libro che riassumeva le scoperte di Gosse nell’isola caraibica. Quello fu il momento in cui la storia del misterioso ara rossa di mr odell uscì dalla Giamaica e venne diffusa nel mondo. 

Da allora l’Ara della giamaica divenne un caso di studio per naturalisti e zoologi internazionali uscendo così dalla sua condizione di racconto e fatto di cronaca locale. 

Fu però all’inizio del ‘900, quindi quasi 60 anni dopo che l’Ara dalla testa gialla era stata descritta da gosse e quasi 150 anni dopo l’episodio di Mr Odell che la spacie prese la sua forma e denominazione definitiva. 

Nel 1905 infatti venne scritto dal barone Walter Rothschild, zoologo e bancario, il celebre libro “Extinct birds”, un volume contenente la descrizione di tutte le specie aviane estinte fino a quell’anno illustrate da alcuni dei più famosi artisti naturalistici del tempo come John Gerrard Keulemans e Joseph Smit. 

In questo famosissimo volume è contenuta anche la descrizione dell’ara abbattuta da Mr odell e descritta da Robinson e gosse. 

Rothschild nominò la specie “ara gossei” in onore del naturalista che la descrisse. 

Il libro venne pubblicato nel 1907 e grazie a lui la lunga e misteriosa storia dell’ara di gosse, cominciata in una foresta giamaicana 152 anni prima, giunse fino a noi e la sua immagine si diffuse anche al di fuori degli studi dei naturalisti e degli scienziati. 

Joseph Smit realizzò un’illustrazione dell’ara di gosse secondo la descrizione dal suo scopritore. 

Ora l’Ara di gosse non era solo stata ufficialmente descritta e pubblicata in documenti scientifici, aveva anche un’illustrazione approvata dagli studiosi era iniziata così la sua iconografia. 

Questa storia presenta due fatti davvero sorprendenti. Il primo è che l’intera esistenza di questa specie è stata basata su un reperto andato distrutto, la testimonianza oculare e scritta di quattro uomini in totale ed una sola illustrazione effettuata a distanza di 150 anni dall’avvenumento dei fatti. 

Il secondo è che al giorno d’oggi come prove dell’esistenza di Ara gossei ci sono solamente un dipinto quello di Smit (nel frattempo diventato quasi un’immagine sacra) e una decina di righe della descrizione del dottor Robinson. Tutto il materiale che garantisce l’ufficialità di questa specie è limitato a questi due reperti. 

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