Iscriviti alla newsletter di Simone Zoccante – Wildlife Illustrator e ricevi il Media Kit

PARTE 1: ANATOMIA

UNO STUDIO APPROFONDITO

Il primo aspetto su cui un Wildlife Illustrator deve basare il suo lavoro (per potersi distinguere dalla massa di “animaliers della domenica”) è di sicuro conoscere l’anatomia delle specie che andrà a raffigurare. Quanto più la conoscenza di questa sarà approfondita, tanto migliore sarà la raffigurazione di un determinato animale. 

Ovviamente, non è necessario avere le stesse competenze di un veterinario e conoscere il nome di tutte le ossa, tendini e muscoli di una tigre per poterla disegnare in maniera accurata. L’aspetto più importante è aver ben chiaro quali sono le componenti anatomiche, come si articolano, come si comportano durante il movimento e, naturalmente, come si raffigurano.

L’esempio che ho portato per spiegare questa parte fondamentale del lavoro di un illustratore naturalistico è uno delle mie ultime illustrazioni: la tavola anatomica di un Leopardo nebuloso (Neofelis nebulosa) che si può osservare qui a lato.

Nell’artwork è possibile vedere i tre principali strati anatomici di un mammifero: lo scheletro, la muscolatura e lo strato più superficiale, quello della pelliccia. Nella tavola sono segnati i principali elementi anatomici, dalle ossa dell’arto anteriore, alla muscolatura addominale fino al tapetum lucidum (una zona dell’occhio che permette la visione notturna e che fa brillare al buio gli occhi di alcuni animali).

Perché è così importante avere una conoscenza approfondita dell’anatomia delle specie che si illustrano? Non basta sapere come sono fatte esternamente?

 In parte si e in parte no. Effettivamente, se dovessi creare un’illustrazione di un leopardo nebuloso nel suo ambiente ciò che raffigurerei sarebbe sicuramente l’animale come appare agli occhi di tutti, ovvero con il suo bellissimo manto a macchie allargate. Conoscere, però, la sua anatomia interna, il modo in cui i muscoli si contraggono, le proporzioni corporee e la struttura cranica che traspare sotto la maculatura del muso, mi permette di poter raffigurare senza problemi lo stesso leopardo in qualsiasi posizione indipendentemente dalla presenza di materiale di riferimento. Questo vale per molti altri animali di cui ho studiato l’anatomia generale. 

Ma, quindi, per disegnare gli animali bisogna conoscere approfonditamente l’anatomia di ogni singola specie? Fortunatamente no. I vertebrati, per esempio, sono suddivisi in gruppi in base al tipo di bauplan (piano corporeo) che presentano. Prendiamo i mammiferi: tutti i felidi hanno una struttura simile, così vale anche per i cervidi, i canidi e i bovidi. In questo modo basta avere delle competenze di base di pochi rappresentanti del genere per poter raffigurare in modo abbastanza accurato tutti gli altri membri del gruppo. Un discorso analogo vale per i pesci, gli anfibi, gli uccelli ed i rettili. 

PARTE 2: CONOSCERE L'AMBIENTE

BIOMI, SPECIE E BIODIVERSITÀ

Il secondo passo per creare un’illustrazione naturalistica degna di questo nome è studiare attentamente l’ambiente (o bioma) in cui verrà inserita la specie protagonista dell’artwork. Un bioma, infatti, è una realtà piuttosto complessa che comprende diversi attori ed elementi, tutti tendenzialmente collegati tra loro.

All’interno di un bioma si possono trovare svariati tipi di terreno che favoriscono o meno la diffusione di determinate specie vegetali che condizionano le specie animali (la cosiddetta biodiversità). Il tutto è sottoposto alle regole del gioco dettate dal clima, la forza creatrice o distruttiva con cui tutti i biomi devono fare i conti.

Solitamente, quando devo creare un’illustrazione che riguarda un particolare animale, mi piace studiarmi a fondo l’ambiente in cui dovrò ambientare la mia scena. Per spiegare meglio il concetto e per mostrare il livello di profondità che mi piace raggiungere nei miei studi, ho deciso di portare ad esempio questo artwork che ho creato qualche tempo fa. 

Il protagonista di questa illustrazione è il bellissimo PICCHIO MURAIOLO (Tichodroma muraria) e l’ambiente in cui ho inserito la specie è il PIANO NIVALE delle Alpi Orobie, un bioma che conosco molto bene e che spesso ho anche studiato dal vivo. Per cominciare ho voluto prestare particolare cura nella raffigurazione dei vari dettagli delle rocce, concentrandomi sui colori e sulle screziature dovute dall’alternanza dei vari minerali che le compongono. Poi mi sono dedicato ad inserire la scarsa vegetazione della “zona delle nevi” costituita per lo più da MUSCHI e LICHENI. Infine, per completare lo scenario, ho inserito le specie che coabitano con il picchio le brulle vette montane. Mi sono concentrato sulla microfauna alpina raffigurando due insetti iconici: l’APOLLO DELLE ALPI (una farfalla) e la rarissima OREONEBRIA SOROR TRESIGNORE (un coleottero carabide endemico).

PARTE 3: GEOMETRIA DI UN ARTWORK

COSTRUIRE UN ARTWORK

Un’illustrazione naturalistica è un prodotto che viaggia tra due mondi paralleli: l’arte e la scienza.

Se da una parte deve presentare un certo livello di accuratezza e perciò di “rigore scientifico” dall’altra parte si tratta pur sempre di un prodotto artistico e quindi soggetto alle regole dell’estetica.

Un’illustrazione naturalistica bilanciata richiede l’applicazione di entrambi questi concetti.

Con il termine GEOMETRIA intendo tutte quelle accortezze tecniche che aumentano la qualità estetica di un artwork, come, per esempio, saper dosare attentamente luci ed ombre, creare profondità per mezzo della prospettiva e dare alla composizione la giusta struttura attraverso un sapiente utilizzo delle proporzioni e delle forme geometriche.

Qui ho portato come esempio di questo concetto un artwork che ho fatto qualche mese fa per un progetto video su un misterioso pappagallo estinto: l’Ara rossa della Giamaica (Ara gossei).

Ho strutturato il pezzo con il protagonista al centro in posizione orizzontale, così da poterlo raffigurare per intero e dare allo spettatore un’idea completa dell’animale.

 Vista l’estensione orizzontale del pappagallo, ho voluto posizionare verticalmente il ramo su cui si è appollaiato l’uccello, creando così un chiasmo che conferisce dinamicità all’artwork, come si può vedere nel riquadro in alto a destra, in cui riassumo i principali espedienti tecnici di questo pezzo. 

Un espediente che conferisce armonia è la gestione dello sfondo, che occupa il terzo più basso dell’immagine e lascia molto spazio al di sopra, dando respiro alla composizione e permettendomi di inserire le scritte, utili al completamento concettuale dell’illustrazione. 

Anche le scritte seguono la regola dei terzi essendo posizionate nel terzo più alto. 

Lo sfondo è sfocato per dare profondità di campo alla scena.

Iscriviti alla newsletter di Simone Zoccante – Wildlife Illustrator e ricevi il Media Kit