In questa pagina descriverò il tipo di conoscenze di cui mi servo per creare le mie opere riguardanti i felidi selvatici e mostrerò parte del lavoro che c’è dietro alla creazione di una tavola di queste straordinarie creature.

1 - La bellezza dei felidi selvatici

Prima di cominciare farò una piccola premessa: “adoro i felidi selvatici”.

Forse agli occhi di qualcuno adesso avrò perso un po’ di punti stima.

Probabilmente ti aspettavi da me che fossi un tipo da argomenti un po’ più di nicchia ed uno scivolone così grosso in un tema così “mainstream” ti potrebbe sembrare un po’ una caduta di stile.

Se infatti pensiamo ai classici prodotti di divulgazione naturalistica e di arte naturalistica, di sicuro i felini (come tante altre categorie di “fauna carismatica”) fanno, scusate il gioco di parole, la parte del leone.

I prodotti editoriali che riguardano gli insetti o le alghe, o i crostacei, gli aracnidi, gli anfibi o i tardigradi sono sicuramente meno, almeno nel circuito mainstream (sempre se quando ci riferiamo all’arte o alla divulgazione naturalistica possiamo parlare di mainstream).

Sia chiaro, anche a me piacciono molto gli anfibi, i crostacei, i pesci o i funghi. Li trovo molto interessanti ed affascinanti e mi piacerebbe moltissimo che ricevino anche loro la considerazione che meritano.

Qui però stiamo parlando di temi del cuore.

Mi sono innamorato dei felidi selvatici da bambino sfogliando i libri di animali che erano presenti a casa. 

Osservando e studiando le illustrazioni e le fotografie di questi misteriosi ed affascinanti animali mi ricordo che rimasi colpito da una loro caratteristica in particolare: erano tutti stupendi.

La sinuosità delle loro forme e dei movimenti, la potenza dei loro attacchi, la bellezza dei loro pattern, la profondità dei loro occhi e dei loro sguardi. 

I felini erano un incredibile mix di forza bruta e sensualità, di bellezza e ferocia e io ne rimasi completamente stregato.

Con il tempo studiandoli e disegnandoli, ho scoperto sempre più informazioni sul loro conto e sono diventato oltre che un loro fan sfegatato anche un discreto specialista della materia.

Ad oggi i felidi selvatici sono il mio cavallo di battaglia, sia quelli viventi che quelli estinti.

I felidi selvatici sono una categoria di animali molto studiata ed “esposta”. A loro sono stati dedicati libri su libri, fior fior di documentari, ed una incredibile quantità di opere d’arte. 

A questo punto potrebbero sorgere nella tua mente due domande.

La prima: perché i felidi selvatici esercitano un potere così grande su di noi e sul nostro immaginario?

La seconda: dopo tutto quello che è stato detto e stato scritto su di loro, ha ancora senso dare grande spazio e visibilità ai felidi selvatici?

Vediamo la risposta alla prima domanda: il motivo della nostra fascinazione per i felidi.

Parte di questo sentimento è dovuto dalla loro bellezza. I loro mantelli maculati, striati, marezzati e tigrati, in natura efficientissimi strumenti di mimetismo, sono stati per millenni un prezioso trofeo di caccia ed hanno impreziosito le vesti di capi tribù e sovrani in quasi ogni cultura del pianeta. Una bellezza che ha spesso avuto il sapore di una condanna a morte.

Un altro motivo per cui i felini sono sempre stati considerati animali carismatici è la loro potenza.

Come ho detto prima i felidi sono un misto di eleganza, fascino, potenza e pericolo: creature belle e letali.

Le loro eccellenti doti venatorie, la loro forza e la loro ferocia sono state spesso prese come simbolo di qualità umane quali il coraggio, la prestanza fisica e la regalità. 

Non a caso in molte culture del passato, uccidere un leone era la tipica prova di passaggio che ogni capo o sovrano doveva sostenere per ottenere il suo prestigioso titolo.

Era così per i sovrani Assiri, per i Faraoni d’Egitto, per i guerrieri Masai e storie di eroi e sovrani che per provare il loro coraggio uccidono leoni si perdono nelle varie storie leggendarie da Ercole, a Gilgamesh passando per personaggi realmente esistiti come Alessandro Magno ed Assurbanipal.

Queste caratteristiche hanno fatto sì che i felidi selvatici, soprattutto i grandi panterini come leoni, tigri e leopardi, occupassero una posizione decisamente di spicco all’interno della già privilegiata categoria della “fauna carismatica”.

Questa posizione ha comportato che i felidi siano spesso stati protagonisti di libri, documentari, film, dipinti ed illustrazioni.

2 - Ha ancora senso al giorno d'oggi dare esposizione mediatica ai felidi?

E così arriviamo alla seconda domanda: Dopo tutto quello che è stato fatto, ha ancora senso dare ai felidi tutta questa esposizione mediatica?

La risposta è certo che sì.

E le motivazioni dietro questa risposta sono molteplici.

Innanzitutto i felidi selvatici occupano spesso dei ruoli chiave all’interno della rete trofica (più conosciuta con il termine ormai obsoleto di “catena alimentare”) dei biomi in cui vivono.

I membri più grossi di questa famiglia occupano il ruolo di predatori apicali in qualsiasi ambiente vivano.

Questo vuol dire che un grande felino (così come qualsiasi altro superpredatore) come un leone, una tigre o un giaguaro, non solo si occupa di tenere sotto controllo le popolazioni di erbivori di un determinato territorio, ma anche il numero di carnivori di taglia media e medio piccola, la cui sovrabbondanza porterebbe squilibri nell’ambiente di quel territorio.

È questo infatti l’effetto che i superpredatori hanno su un ecosistema sano.

I piccoli felidi invece svolgono un ruolo altrettanto importante.

Essendo tutti efficientissimi predatori di taglia medio piccola si occupano di tenere sotto controllo il numero di piccoli fitofagi estremamente prolifici, come per esempio i roditori, il cui eccesso è deleterio per la flora di un dato ecosistema.

Non a caso il piccolo felino forse più comune del pianeta, il gatto domestico, è stato accolto con gioia nelle case delle prime culture del Neolitico, vista la sua incredibile capacità di sterminare piccoli roditori, dannosi per i raccolti.

Oltre a questo, molte delle specie di grandi felidi selvatici sono considerate “Specie Bandiera” e “Specie Ombrello”.

Cosa vuol dire?

Significa che hanno dei ruoli chiave e strategici in termini di conservazione ambientale.

Le Specie Bandiera sono specie carismatiche e famose che vengono utilizzate come simbolo di un determinato ecosistema o bioma. Di solito sono specie a rischio di estinzione che sono tutelate da grandi campagne di conservazione, iniziative che avendo lo scopo di preservare anche l’ambiente della specie in questione, finiscono per proteggere sia l’intero ecosistema di riferimento, comprendendo anche altre specie meno conosciute in pericolo che vivono anch’esse in quel dato ecosistema.

Il concetto di Specie Ombrello invece è molto simile a quello di specie bandiera. Cambia solo per il fatto che, mentre una specie bandiera è scelta in base al consenso che ha tra il pubblico, una specie ombrello invece è determinata in base alla stazza, alla sua distribuzione geografica ed alla sua importanza ecologica.

Anche le specie ombrello sono di solito famose e conosciute ed oggetto di grandi progetti conservazionistici. La protezione di queste specie, come per le specie bandiera, garantisce spesso la tutela anche del loro ambiente comprese tutte le specie che lo abitano.

I felidi selvatici sono inoltre sia degli ottimi indicatori della salute di un ecosistema, sia degli ottimi indicatori del rapporto che le comunità umane di un determinato territorio hanno con gli ambienti selvatici che le circondano. Inoltre la loro tutela spesso comporta un maggiore sviluppo dell’economia e della cultura ambientale delle popolazioni locali che spesso rivalutano i grandi predatori, come i felidi, da minacce a risorse preziose.

La loro salvaguardia non solo comporta la preservazione di un ambiente e delle specie che lo abitano, ma anche la tutela del funzionamento delle dinamiche ecologiche interne di quell’ambiente. 

La salvaguardia dei felidi, come qualsiasi messaggio che si rispetti, va comunicato anche visivamente.

È di questo che mi occupo: educare, sensibilizzare, diffondere la conoscenza dei felidi selvatici, oltre che la loro bellezza attraverso le mie opere.

ANATOMIA

Anatomia 

Tavola anatomica di un Leopardo nebuloso (Neofelis nebulosa).

Ecco qui riportata una tavola anatomica di un Leopardo nebuloso (Neofelis nebulosa).

In questa tavola il felino viene “scomposto” per livelli:

  • Superficialmente abbiamo il livello esterno, quello tegumentario, in cui possiamo osservare il mantello adornato con il suo bellissimo pattern marmoreo a macchie allungate.
  • Sotto di esso troviamo il livello muscolare. Scopriamo quali sono le forme ed il nome di alcuni dei muscoli che fanno del Leopardo nebuloso un così efficiente cacciatore.
  • Infine abbiamo il livello scheletrico, l’impalcatura su cui l’intera creatura si sviluppa.

Se osserviamo bene la struttura scheletrica della zampa possiamo notare come sono disposte le dita quando sono ripiegate e gli artigli sono retratti.

A prima vista la struttura anatomica di questo Leopardo nebuloso potrebbe sembrarci non molto dissimile da quella del nostro gatto domestico.

In realtà ognuna delle quasi 40 specie di felidi selvatici viventi, sebbene facciano tutte riferimento ad un piano corporeo comune, ha una fisicità estremamente diversa e specializzata al tipo di ambiente ed alla nicchia ecologica che il felide occupa in quel preciso ambiente.

Così se nel nostro leopardo nebuloso troviamo un corpo allungato, arti corti e forti e coda lunga, tutti attributi tipici di un felino forestale, ottimo scalatore di alberi, un leone, un tipico felino terricolo che abita gli spazi aperti, invece, presenterà una anatomia molto diversa, con arti allungati, una forma corporea squadrata ma snella e delle proporzioni più tipiche di un predatore dalle abitudini leggermente più cursorie.

Guardando ogni felino selvatico, dal minuscolo Gatto rugginoso (Prionailurus rubiginosus) alla grande Tigre siberiana (Panthera tigris altaica), passando per il velocissimo Ghepardo (Acinonyx jubatus) fino all’agile Puma (Puma concolor), si possono riscontrare nelle loro diverse fisicità ed anatomie, le soluzioni che milioni di anni di evoluzione hanno prodotto come adattamenti a determinate condizioni ambientali.

Conoscere le differenti anatomie dei felidi è il primo passo per poterli raffigurare in modo corretto e coerente con il loro ambiente di riferimento.

SPETTRO ETOLOGICO

Anatomia 

“Pale Kalahari” – Leone | Orice | Averla capobianco meridionale – 2020

1 - Pale Kalahari

Anche il panorama comportamentale di una specie è molto importante, e raffigurarlo in una illustrazione o in un’opera d’arte, è un ottimo modo per divulgare aspetti sconosciuti ed affascinanti di una determinata forma di vita.

Nell’opera qui riportata, intitolata “Pale Kalahari” possiamo vedere alcuni dei tipici comportamenti di uno dei più famosi felidi selvatici: il Leone (Panthera leo).

Osserviamo per un’attimo la scena.

Come riporta il titolo “Kalahari pallido” e come suggeriscono le tinte rosate e chiare del cielo, è l’alba. 

Il sole sorge sulle secche praterie che costeggiano il deserto del Kalahari, il più grande deserto dell’Africa meridionale.

Un grosso maschio di Leone dell’Africa del sud (Panthera leo melanochaita), tra gli esemplari più imponenti, si sta godendo i primi raggi della giornata; si sta preparando per un po’ di meritato riposo dopo una notte di caccia proficua con il suo branco, come dimostra l’orice morto che si intravede tra l’erba secca.

I leoni infatti, benché possano essere attivi praticamente in qualsiasi momento della giornata, preferiscono di gran lunga concentrare le loro attività durante la notte, sia per godere della frescura dovuta alla mancanza del sole, sia per avere un vantaggio sulle loro prede. I leoni infatti vedono benissimo al buio, le loro prede, i grossi ungulati della savana invece al buio hanno una vista più debole.

Durante il giorno invece i leoni solitamente dormono.

Anche il nostro leone si sta preparando per dormire, qualcuno però sta attentando alla sua pace dei sensi.

Un leoncino del branco, uno dei suoi numerosi figli, acquattato nell’erba sta tendendo un agguato alla sua coda. 

In particolare il leoncino è attratto dal ciuffo di peli scuri che adorna la punta della coda degli adulti e che in questo momento, il grosso maschio sta agitando ritmicamente tra gli steli d’erba secca.

2 - Il comportamento dei leoni

La scena è congelata poco prima che il leoncino si scagli sul ciuffo della coda del padre per giocarci e turbando così la pace del genitore.

I leoncini, specie quelli piccoli, sono soliti giocare con le code dei genitori mordendole e tendendo loro “agguati”. Il leoncino qui ritratto dovrebbe avere circa 4 mesi, la sua attitudine comportamentale è quindi perfettamente coerente con la sua età.

I leoni e le leonesse del branco di solito si sottopongono di buon grado a questo tipo di attività e spesso giocano con i leoncini, muovendo le code ed alimentando l’attività di gioco con  i cuccioli.

La punta della coda nei grossi felini ha spesso una funzione comunicativa. 

Tra i membri del genere Panthera la punta della coda ha di solito un colore distintivo che spicca con la tinta di fondo del mantello.

I leopardi hanno la punta della coda bianca, questo si pensa che aiuti la comunicazione tra genitori e figli: i cuccioli di leopardo seguendo la madre, sarebbero facilitati a restare al passo, seguendo la punta bianca della coda del genitore, che indicherebbe così la sua posizione anche nell’erba alta.

I leoni invece hanno un ciuffo di peli neri sulla punta della coda, la sua funzione è sconosciuta anche se osservando il comportamento tra gli esemplari di uno stesso branco potrebbe avere uno scopo comunicativo.

Dopo aver passato circa due mesi in compagnia solo della madre, i leoncini sono abbastanza grandi da poter essere introdotti nel branco.

Da quel momento sono soggetti alle cure parentali dei membri del branco indipendentemente dal loro grado di parentela.

Possono infatti essere accuditi oltre che dalla loro madre anche dalle zie e dalle sorelle maggiori e perfino dal padre e, quando presenti, dai suoi fratelli.

I maschi spesso e volentieri si prestano per giocare con i leoncini e si sottopongono alle loro piccole torture senza protestare troppo, soprattutto in momenti di relax e riposo come quello ritratto in quest’opera

Riferimenti ai cicli circadiani, abitudini di caccia, rapporti sociali e cure parentali.

In questa immagine ho inserito volutamente parecchie informazioni sul comportamento dei leoni, osservandola bene è possibile notarle.

Inserire questo tipo di informazioni all’interno di un’opera è un ottimo modo di fare divulgazione naturalistica attraverso un’immagine, e di far conoscere determinati aspetti della vita di una specie.

SOTTOSPECIE E VARIETA' REGIONALI

Anatomia 

“Saxicolor” – Leopardo Persiano – 2018

“Nimr” – Leopardo Arabo – 2018

“Japonensis” – Leopardo del Nord della Cina – 2018

1- L'aspetto varia a seconda del territorio

Quando pensiamo ad un determinato felide selvatico, spesso siamo portati a pensare che il suo aspetto rimanga invariato in tutti i vari ambienti in cui la specie è presente.

Nella realtà questo non è sempre vero.

Tra i grandi felini per esempio, l’unico che presenta un aspetto invariato in tutto il territorio occupato dalla sua distribuzione geografica è il Leopardo delle nevi (Panthera uncia). Il motivo è che si tratta di una specie che occupa un solo tipo di ambiente: le montagne. Anche la sua distribuzione non è particolarmente ampia, è possibile imbattersi in un leopardo delle nevi solo nelle zone montuose dell’Asia centrale. Questo vuol dire che questa specie non si è dovuta adattare ad ambienti particolarmente variegati e che essendo concentrato in una ristretta area geografica, non ci sono state molte occasioni per la formazione di sottospecie e varietà.

Tutti gli altri grandi felini invece presentano delle differenze più o meno evidenti tra esemplari che provengono da regioni ed ambienti diversi.

Queste differenze possono essere a livello di dimensioni, colori, lunghezza e foltezza del mantello, forma ed intensità del pattern del mantello qualora presente.

Un leone africano ed un leone asiatico per esempio sono parecchio diversi. 

Se osserviamo anche solo il muso, possiamo notare che un leone africano ha generalmente dei tratti più arrotondati e gentili di un leone asiatico, che invece ha dei connotati più squadrati e rettangolari (muso più allungato e “sottile”, forma degli occhi più “tagliente” ed angoli della bocca in media più cadenti).

Anche una tigre siberiana ed una tigre di Sumatra sono piuttosto diverse: la tigre siberiana è più grossa, ha il pelame più folto, un pattern più rado e colore del mantello tendenzialmente più chiaro, soprattutto in inverno.

La tigre di Sumatra è più piccola e scura, ha un pattern più scuro fitto e marcato ed un pelame più rado.

2 - Leopardo

Il felide che però presenta così tante versioni da essere un vero e  proprio trasformista è il Leopardo (Panthera pardus).

Non a caso, non solo è uno dei felidi selvatici che possiede la distribuzione geografica più estesa, ma è anche quello che all’interno della sua distribuzione presenta il maggior numero di variazioni ambientali. è possibile infatti trovarlo da ambienti prossimi al deserto, alle fitte foreste pluviali, alle fredde foreste siberiane e da altitudini che vanno dal livello del mare, fino ai 5000 metri nelle catene montuose del Nepal.

Il leopardo infatti è anche il felide selvatico che conta il maggior numero di sottospecie (9 sottospecie viventi).

Qui in questa pagina possiamo vedere tre di queste sottospecie ritratte nel loro ambiente di riferimento. 

Passiamo dal grande leopardo del Caucaso (Panthera pardus saxicolor), con il suo mantello grigiastro, ottimo per mimetizzarsi negli ambienti aperti e montuosi in cui vive.

In mezzo incontriamo il leopardo arabo (Panthera pardus nimr) delle aride montagne costiere della penisola arabica.

Questa è una delle sottospecie più piccole ed è facilmente riconoscibile per avere un mantello molto chiaro, color sabbia, per confondersi con le tinte smorte delle aride gole montane in cui vive.

Ultimo, ma non meno importante, troviamo in leopardo del Nord della Cina (Panthera pardus japonensis) dal brillante mantello ambrato cosparso di grosse chiazze scure.

Questa sottospecie è tipica delle fredde ed umide montagne della Cina centro-settentrionale e si riconosce per il folto mantello e per i caratteristico pattern marcato, molto utile per passare inosservato tra i chiaroscuri della fitta vegetazione delle foreste che abita.

FELIDS ENCYCLOPEDIA

COMING 2023

IN CONCLUSIONE

Siamo arrivati alla fine di questo approfondimento sui felidi selvatici. Spero che le informazioni contenute in questa pagina ti siano state utili e di ispirazione.

Mi auguro anche che ti sia venuta la curiosità di scoprire di più riguardo il mondo dei felidi selvatici, magari anche attraverso le mie illustrazione.

Prima di lasciarti, ti ricordo che se hai dubbi, domande, o proposte di lavoro o collaborazioni puoi scrivermi al mio indirizzo email simonezoccante@gmail.com.

Il box che trovi qui a lato invece è per i lavori su commissione. 

Se ti piacerebbe commissionarmi un’illustrazione o un’opera a tema felidi selvatici, non devi fare altro che compilare tutte le parti del box che trovi qui. Appena invierai la richiesta ti risponderò per parlare assieme delle tue idee.

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